Bruce Sterling non è certo un luddista e nemmeno un analfabeta tecnologico, anzi.E' uno dei più attenti osservatori dell'evoluzione della società digitale. Grande attenzione al futuro, che invita a leggere imparando dalla storia passata, ha sempre guardato con ottimismo alla rete e al suo sviluppo. Soprprendente, allora, l'amaro tono usato in questo articolo sull'Atlantic, riportato dall'Internazionale, a proposito di Smart City.
(...) Tuttavia le città del futuro non saranno intelligenti, ben progettate, efficienti, pulite, giuste, verdi, sostenibili, sicure, sane, economiche o resilienti. Né avranno alti ideali di libertà, uguaglianza o fratellanza. La smart city del futuro sarà internet, il cloud, e un sacco di altri gadget messi in campo dalle amministrazioni comunali, per lo più con lo scopo di rendere le città più attraenti per il capitale. Quando questo sarà fatto bene, aumenterà l’influenza delle città più attente e ambiziose, facendo apparire i sindaci più degni di essere eletti. Quando sarà fatto male, somiglierà molto alle logore carcasse delle precedenti ondate d’innovazione urbana, come ferrovie, linee elettriche, autostrade e oleodotti. Ci saranno anche effetti collaterali e contraccolpi negativi che neanche il più saggio degli urbanisti potrebbe prevedere.
Non è possibile capire questa evoluzione senza pensare al caso Cambridge Analytica e ai "buchi" di Facebook. Ma l'articolo di Sterling coinvolge nella delusione tutti i big della rete. Internet si è trasformata da regno della libertà e dell'espressione dell'individuo a giardino recintato gestito dalle grandi corporation. Qualcosa su cui riflettere con attenzione
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