Nella newsletter del Corriere di ieri Di Vico, che il suo collega definisce il n 1 dei giornalisti economici (condivido), enumera le idee di Draghi tratte dai suoi scritti. Si può dire che sono la traccia delle sue idee per governare.
1) Debito buono e cattivo. Un'espressione che forse si presta a riassumere il tutto è quella che l'ex presidente della Bce ha usato nel suo discorso inaugurale del Meeting di Rimini dell'agosto 2020: il debito buono e il debito cattivo. Il primo è quello rivolto agli investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione e nella ricerca. Se invece le stesse risorse verranno usate per fini improduttivi avremo creato un debito cattivo. Questo «bivio» tradotto nelle scelte di policy dell'Italia del 2021 vuol dire che un eventuale governo Draghi sarà molto più attento del Conte 2 nel determinare scostamenti di bilancio o il ricorso continuo ai bonus, ritagliati per singole categorie o singoli settori dell'economia.
3) Ambiente e digitalizzazione. Nel discorso di Rimini Draghi aveva indicato anche due obiettivi che sono pienamente coerenti con la filosofia del Next Generation Eu. «La protezione dell'ambiente, con la riconversione delle nostre industrie e dei nostri stili di vita, è considerata dal 75% delle persone nei 16 maggiori Paesi al primo posto nella risposta dei governi a quello che è il più grande disastro sanitario dei nostri tempi». E aveva aggiunto: «La digitalizzazione, imposta dal cambiamento delle nostre abitudini di lavoro, accelerata dalla pandemia, è destinata a rimanere una caratteristica permanente delle nostre società. È divenuta necessità: si pensi che negli Stati Uniti la stima di uno spostamento permanente del lavoro dagli uffici alle abitazioni è oggi del 20% del totale dei giorni lavorati». I fondi dovrebbero essere assicurati da Bruxelles ma è certo che le bozze di Recovery Plan messe giù da Conte non delineavano una politica industriale di trasformazioni coerenti ma un insieme di scelte a coriandolo. Un'impostazione che eventualmente Draghi non potrà non correggere.
4) Istruzione e giovani. Sempre a Rimini, Draghi però aveva chiuso il suo discorso parlando di un settore «essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni che ho appena elencato», dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l'azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani. «La situazione presente - aveva aggiunto - rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo settore». Che potrà voler dire in concreto? Per ora possiamo solo rispondere che un Draghi premier considererebbe il Miur una casella da riempire con una nomina di sicuro spessore.