Se le sono dette (e date) di santa ragione per più di tre mesi. Hanno messo in campo tutte le astuzie - e talvolta anche le scorrettezze (falsità) - possibili. La notte elettorale è stata un testa a testa sino all'ultimo. Obama ha preso meno voti popolari, ma si è aggiudicato la maggioranza dei grandi elettori (devo capire con wikipedia come funziona). Alle 5,15 i maggiori network usa davano la notizia della vittoria di Obama.
Ma per celebrare, il presidente eletto deve aspettare il riconoscimento dello sconfitto. Romney lo ha fatto aspettare due ore, poi ha fatto un discorso sobrio, promettendo collaborazione; una sconfessione della linea dura del Tea Party, che pure ha utilizzato per gran parte della campagna. Sono loro i veri sconfitti dalla competizione: quelli dell'Obama socialista, musulmano, tarditore, etc.
Ma la grandezza di questo Paese sta in queste procedure: lo sconfitto deve riconoscere la vittoria dell'avversario. Il vincitore non può festeggiare sinché lo sconfitto non si pronuncia. Non è solo formalità, è sostanza della convivenza democratica, per cui tutti hanno come riferimento gli interessi del Paese al di sopra di quelli specifici.
Obama, nel suo discorso "della corona" ha fatto una grande lezione sulla democrazia. Ha ricordato che la vittoria è da attribuire a tutti i supporter, e che il loro contributo, e quello di tutti i cittadini non deve fermarsi al voto. La sostanza della democrazia non è il voto, è la partecipazione attiva dei cittadini.
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