Il discorso integrale del Presidente Draghi al Senato per la fiducia la Senato puoi vederlo qui. Mi resterà in mente questa frase: Prima di ogni appartenenza viene il dovere della cittadinanza
Il discorso integrale del Presidente Draghi al Senato per la fiducia la Senato puoi vederlo qui. Mi resterà in mente questa frase: Prima di ogni appartenenza viene il dovere della cittadinanza
Scritto il 17/02/2021 alle 14:56 nella Europa, Politica | Permalink | Commenti (0)
A 10 anni dalle "Primavere arabe" dobbiamo constatare l'incapacità dell'Occidente e dell'Europa, in particolare, per offrire una sponda ai popoli arabi che cercavano di sottrarsi alle dittature domestiche. La vicenda di Regeni è una vergogna per il regime di Al Sisi, ma anche per l'Italia e l'Europa che non riescono a trovare una posizione comune che obblighi il dittatore a consegnare i carnefici alla giustizia. Senza il sostegno dell'Occidente Al Sisi sarebbe costretto a riconoscere il suo fallimento, ben descritto dallo speciale ISPI che trovi qui.
Scritto il 26/01/2021 alle 18:19 nella Politica | Permalink | Commenti (0)
Su Linkiesta di oggi Christian Rocca ripropone il testo provocatorio tratto dal suo libro Chiudete Internet – Una modesta proposta (Marsilio, 2019). Rocca difende la globalizzazione e il suo effetto di riduzione della povertà generale, e la società liberale. E' preoccupato però dagli effetti dello sviluppo delle tecnologie e di internet.
La formula «innovazione più globalizzazione» ha creato opportunità, distribuito benessere e liberato miliardi di persone dalla povertà. Questa formula, oggi sotto accusa, è l’algoritmo dell’Occidente. Le alternative sono grottesche. Per questo le distorsioni di Internet vanno affrontate e risolte prima che sia troppo tardi. (...) Non fatevi abbindolare da chi dice che il progresso tecnologico deve essere lasciato in pace a fare il suo cammino, perché le innovazioni vanno governate, come in passato abbiamo trovato il modo di governare la più grande invenzione tecnologica della prima metà del secolo scorso, il nucleare.
Spesso sono stato più convinto da chi sostiene che la forza della rete sta nel suo non-governo, che qualsiasi intervento sulla sua regolazione avrebbe bloccato l'innovazione. Sono convinto che i "walled garden" siano un freno, anche se apparentemente più sicuri e tutelanti. Ma è indubbio che le piattaforme di oggi, con il loro quasi monopolio devono essere richiamate a un senso di responsabilità e al rispetto di alcune regole stringenti. Non solo i discorsi d'odio, anche le falsità palesi vanno denunciate e smascherate; non necessariamente cancellate, ma denunciate sì.
Non si tratta di scelte semplici, la censura è pericolosissima ed estranea al mondo liberale, la libertà di parola senza limiti (come nella tradizione Usa) è altrettanto pericolosa se praticata in un mondo dove i malvagi la utilizzano per rovesciare la legalità.
Scritto il 11/01/2021 alle 10:10 nella Politica, Riflessioni, Web/Tecnologia | Permalink | Commenti (0)
Il blog della rivista ospita alcuni interventi a commento dei fatti di ieri. Ne riporto qui alcuni stralci e puoi poi leggerli direttamente.
Raffaella Baritono segnala il deterioramento delle istituzioni americane che va molto al di là della semplice follia di Trump. "Le immagini dei «patrioti» che si fanno immortalare seduti sullo scranno del presidente del Senato o della Camera verranno percepite, dall’America profonda che crede in Trump, come la riappropriazione delle istituzioni da parte del popolo sovrano, come l’espressione autentica di quello spirito di libertà che affonda nelle radici della lotta rivoluzionaria".
Scritto il 07/01/2021 alle 13:27 nella Politica | Permalink | Commenti (0)
Trump ancora non riconosce l'esito delle elezioni, Barr e McConnell assecondano l'irresponsabile atteggiamento del "loser" alla Casa Bianca. Biden ha indirizzato un saluto agli americani, tutt'altro stile:
La storia americana parla del lento, ma costante ampliamento delle opportunità. Non commettiamo errori: troppi sogni sono stati rimandati per troppo tempo. Dobbiamo rendere la promessa del paese reale per tutti, indipendentemente dalla razza, dall’etnia, dalla fede, dall’identità o dalla disabilità. L’America è sempre stata plasmata da punti di svolta, da momenti in cui abbiamo preso decisioni difficili su chi siamo e cosa vogliamo essere.
Lincoln nel 1860 – viene per salvare l’Unione. FDR nel 1932 – promette un New Deal a un paese assediato. JFK nel 1960 – la promessa di una nuova frontiera. E dodici anni fa – quando Barack Obama ha fatto la storia – e ci ha detto: “Sì, possiamo”.
Scritto il 11/11/2020 alle 13:08 nella Politica | Permalink | Commenti (0)
Un'analisi di Castellani e Orsina su Huffington Post constatano che i 70 milioni di voti per Trump costituiscono uno zoccolo duro che non sarà facile contrastare, e che peseranno sulla presidenza Biden. Le fratture tra le due "anime Usa", come le hanno chiamate entrambi i candidati, si sono approfondire: di genere, territoriali (centro/periferia), etnici (anche se non più wasp/immigrati).
Quella più recente, e preoccupante, è tra competenti e pragmatici: "Cresce infine la contrapposizione tra la “società della competenza”, composta di individui dotati di istruzione universitaria e destinati a esercitare professioni intellettuali nei grandi centri urbani, nella ricerca, nell’hi-tech, e la “società del pragmatismo”, fatta di persone meno istruite e legate ai settori produttivi più tradizionali".
Pericolosa perché contiene il rifiuto della scienza come parametro di lettura della realtà, e in epoca di fake news, rifiuto delle regole definite e rispetto delle istituzioni, viene a mancare il terreno comune del confronto.
Gli autori ne deducono anche il fallimento della cultura individualistica e cosmopolita (in genere si è dimostrata capace di cedere di fronte ai propri avversari, adattarsi ad essi, inglobarli e infine digerirli, sostengono riferendosi a Biden, credo). Non sarebbe stata capace, per ora, di inglobare e digerire il populismo. Forse quello di McConnell o di altri moderati repubblicani, non certo quello di Trump e Giuliani
Scritto il 09/11/2020 alle 14:23 nella Politica | Permalink | Commenti (0)
Francesco Costa, nella sua newsletter settimanale, parlando della personalità di Joe Biden è riuscito a chiarirmi un concetto su cui sto riflettendo da tempo, cioè quale qualità deve possedere un politico per esercitare una leadership. Mi capita spesso, ultimamente, di chiedermi perché non c'è nessun politico che riesce a farmi credere di poter cambiare le cose, di mettere un rimedio alle molte incongruenze che questo Paese mostra e rappresenta. Ho apprezzato il Renzi dei primi mesi di governo, mi riconosco in molte delle convinzioni che Calenda manifesta spesso nei suoi interventi (prima fra tutte la necessità di mettere mano all'istruzione e formazione a tutti i livelli). Eppure, eppure non riesco a seguire le giravolte, le accelerazioni e i tatticismi del primo e nemmeno l'imperversare social del secondo. Troppo poco moderati, poco centristi, e quindi sono io che sto diventando un insopportabile campione della medietà, se non della mediocrità?
Bene, Costa si interroga sul moderatismo di Biden:
Ho sempre trovato che il miglior aggettivo per descrivere il profilo politico di Joe Biden fosse "pragmatico". La vera forza di Joe Biden in questi cinquant'anni è stata la capacità di cogliere, interpretare e dare rappresentanza alle esigenze e alla sensibilità della maggioranza degli elettori del Partito Democratico, del corpaccione del partito. Queste esigenze e sensibilità sono cambiate più volte, dagli anni Settanta a oggi. Anzi, dire che siano cambiate è un eufemismo: in certi casi si sono capovolte. Anche perché gli elettori, quelli sì, in buona parte sono proprio altri rispetto a quelli degli anni Settanta. Eppure persone di generazioni diversissime hanno trovato nel tempo in Joe Biden un imperfetto ma credibile interprete delle proprie istanze, e non per un riuscito esercizio di trasformismo: perché la politica è rappresentanza, e il mestiere di Biden è la politica. Il suo elettorato cambia in continuazione, pur restando sempre lo stesso: e Joe Biden in questi cinquant'anni è cambiato, pur restando sempre lo stesso.
La riflessione di Costa è che i tre presidenti americani che hanno segnato svolte importanti del Paese: Lincoln sulla schiavitù, Roosvelt sul welfare e Johnson sui diritti civili erano partiti da posizioni molto più conservative. Scrive Costa: "No, non sto mettendo Joe Biden nello stesso campionato di Lincoln, Roosevelt e Johnson: ci mancherebbe. Ma è importante sapere che nella storia americana i presidenti oggi ricordati come i più progressisti e radicali non erano affatto dei radicali: erano dei pragmatici che fecero cose radicali perché i tempi lo richiedevano e le condizioni lo permettevano".
Ecco, forse questo è il segreto: non è importante affermare posizioni radicali, è fondamentale interpretare il momento e lo spirito del tempo. Questo fa la differenza
Scritto il 25/10/2020 alle 10:39 nella Politica | Permalink | Commenti (0)
Marco Bentivogli ha lasciato la Cisl poco tempo fa, e tutti si sono interrogati sulle sue intenzioni. Qualcuno ha sorriso prevedendo una affiliazione partitica, qualcun altro ha pensato a un ingresso nel business. Oggi Bentivogli debutta con una rubrica sul Foglio, e la apre con una riflessione sulla costruzione dei gruppi dirigenti del Paese e sul cambiamento.
E' una riflessione a 360 gradi, quella di Bentivogli, che individua nella disintermediazione un falso problema, ma con de Rita riconosce la difficoltà di intermediare identità che si sfarinano; rimprovera agli intellettuali l'incapacità di leggere le contraddizioni a seguito del mutamento del lavoro, rifugiandosi nell'ideologia. Nell'incapacità di leggere i mutamenti strutturali della società c'è la spiegazione della crisi della sinistra che, in comune con gli avversari, è schiava della mancanza di visione e di coraggio, richiudendosi nell'autoreferenzialità. Ma l'inadeguatezza della classe dirigente è anche specchio del malessere del popolo.
Le ragioni per ripartire ci sono, servono qualità che vanno riconquistate, tra tutte scelgo l'importanza di riconoscere all'esperienza e al merito il loro valore, il coraggio di proporre discontinuità che deve essere supportato da una visione. Difficile rendere in poche righe il senso dell'intervento, puoi leggerlo scaricandolo qui Scarica Bentivogli lavoro. L'importante che è questo sia una spinta a muoversi e cambiare
Scritto il 27/07/2020 alle 16:25 nella Giornalismo, Innovazione, Politica | Permalink | Commenti (0)
FCA, Sanità, Garanzie etc. Se il Governo dice “ci sono stati problemi gestionali” ma poi non ascolta mai i consigli, qualcosa non funziona anche nell’atteggiamento. Avremo bisogno di coesione e ascolto.@Azione_it pic.twitter.com/wv05dj61DB
— Carlo Calenda 🇮🇹🇪🇺 (@CarloCalenda) June 26, 2020
Calenda spiega i limiti dell'azione governativa e perché un pezzo di governo è fatto di incauti incompetenti
Scritto il 27/06/2020 alle 10:28 nella Politica | Permalink | Commenti (0)
L'ISPI ha pubblicato un dossier sulla situazione in Iran a seguito della pandemia. Il Paese, già in gravi difficoltà a seguito delle sanzioni Usa e la caduta del prezzo del petrolio, vede il futuro dell'economia compromesso dagli effetti di COVID-19. Il virus ha causato più di 100mila contagi registrati a maggio, e l'intransigenza dell'Amministrazione Usa impedisce il rifornimento di medicinali e dispositivi di sicurezza. A ciò si aggiunge l'impossibilità di utilizzare fondi propri in valuta estera: la banca sudcoreana Woori ha recentemente rifiutato di dare esecuzione a una lettera di credito del valore di 5,3 miliardi di Won (4,1 milioni di dollari) da parte della banca iraniana Keshavarzi, che intendeva utilizzare la somma per l’acquisto di kit per i test del coronavirus.
Trump intende inasprire ulteriormente le restrizioni e i canali INSTEX, europeo, e SHTA, svizzero, per il commercio umanitario con l'Iran hanno potuto far poco a causa delle pressioni del Tesoro USA. Ciò rende più costosi i passi del governo per aggiudicarsi forniture indispensabili, deve infatti servirsi di intermediari privati.
L'esempio iraniano dovrebbe far riflettere i sovranisti di casa nostra. La drastica riduzione del multilateralismo a seguito della politica di Trump, le difficoltà che la pandemia a creato mettendo in luce la scarsità di strumenti sanitari e in concorrenza tra loro i Paesi per aggiudicarseli, testimoniano la necessità di avere alleanze e peso internazionale. L'Europa, pur con tutti i suoi limiti, ha la dimensione economica per pesare nella contesa, i singoli Paesi no, Germania inclusa.
Scritto il 21/05/2020 alle 10:04 nella Politica | Permalink | Commenti (0)
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