In un bell'intervento sul blog de il Mulino, Susanna Magri spiega le origini della laicità dello stato francese, e le motivazioni di Macron nel fare la sua battaglia contro la superiorità della religione sulla legge e l'imposizione dell'ostentazione dei simboli religiosi per affermarla. La cosa riguarda in primis l'islamismo perché sono le sue frange estreme che tendono a contrapporre il proprio sistema di valori a quelli dello stato liberale, in particolare vanno contrastate le convinzioni "che impediscono l’emancipazione, soprattutto femminile, dalla famiglia e dalla comunità d’origine". Il problema riguarda anche noi, che entreremo sempre più spesso in relazione con persone che hanno loro convincimenti culturali e religiosi. Da noi la laicità dello stato ha molta meno forza riguardo la religione per questioni storiche, e a questa maggior permeabilità riguardo la religione cattolica si associa una corrente di pensiero a sinistra che confonde il rispetto delle idee e delle cultura con l'accettazione paritaria di tutte le idee; la multiculturalità non come riconoscimento della diversità e indifferenza ai contenuti. Invece, per non rinnegare la propria storia e la propria identità, è importante che le leggi regolino ciò che è consentito e ciò che è vietato. Scrive Magri:
Il diritto francese distingue l’insulto al credente e l’ingiuria alla religione. Il primo è reato, il secondo no – così per esempio la richiesta di condanna di associazioni musulmane contro gli epigrammi del romanziere Michel Houellebecq, fu respinta dai tribunali. La cultura anglosassone, ma anche italiana, può ammettere la critica alla religione, a volte più che giustificata nel caso della Chiesa cattolica, ma non la satira. Eppure la satira, spesso veemente, discende dalle Lumières, è figlia del 1789, dell’ostilità a un clero ancien régime, è legata alla decristianizzazione profonda della Francia lungo i due secoli successivi. La caricatura religiosa, il diritto di blasfemia vengono da lì, così come discendono dai Diritti dell’uomo sanciti dalla Rivoluzione francese i principi di tolleranza e libera espressione delle opinioni. La loro portata è universale e dovrebbe essere considerata come tale da tutte le democrazie. Certo, la bestemmia può offendere, ma offende solo chi vuole considerarsi offeso. Ognuno è libero di comporre o no caricature religiose, di guardarle o no, di sentirsene offeso o no. Ma nessuno è libero di perseguitare chi pensa, legge, disegna, diversamente da sè. Nei confronti di questo pilastro fondamentale delle nostre democrazie non ci sono compromessi possibili.
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